giovedì 27 marzo 2014

Attese.

Attese.      
 
la vita di un essere umano dipendente, come me, da altre persone può essere

tranquillamente definita come un susseguirsi di attese.      

voi normali (non che noi ci sentiamo "anormali", è lo stato che non fa nulla per considerarci

tali), potete decidere come gestire il vostro tempo, organizzare la giornata in base agli

impegni, personali o professionali, pranzi di lavoro, cene e viaggi con famiglia ed amici.

spesso vi sento dire quanto il tempo non sia sufficiente, quasi non foste voi stessi a

gestirlo... mah.    

ho avuto, mi sembra passato un secolo mentre sono "solo" cinque anni, la fortuna di essere

un normale per una mezza Vita.  

sì, mezza, come una partita di calcio, divisa in due tempi. ecco, io sono negli spogliatoi,

come dice il buon Caressa, perchè l arbitro, sig. SLA di Canicattì, mi ha mandato a bere un

tè caldo.  

spero tanto che il mio allenatore, tale sig. Dio, che mi allena da solamente un paio d anni,

ma mi risulta totalmente sicuro ed affidabile, non mi sostituisca, e mi faccia rientrare per

disputare il secondo tempo, pure per dieci minuti scarsi...      

per ogni più insignificante particolare che voi normali faticate anche solo a pensare, noi

dobbiamo chiedere aiuto. il famoso capello sul naso che manco mastercard riesce a

togliere è solo uno degli esempi di ciò che capita a noi.

un semplice prurito diviene un melodramma. considerando la iper sensibilizzazione dell

epidermide, lo scorrere di una lacrima è paragonabile allo sgambettare di una mosca sul

vostro viso.    

e non è esattamente piacevole.      

povere mucche...  

fossero soltanto le lacrime il problema...    

ci tocca farci aiutare per stupidate del tipo mettere le mani sulle gambe piuttosto che lungo

il corpo... e vi garantisco che i gomiti ossuti sempre appoggiati sul letto, per morbido che

possa essere, dolgono. in proposito, come tralasciare il linguaggio in codice che uso con

Aiste. mani su, mani giù, che poi divengono un complicato ed indecifrabile "manjsu e

manjgju", per la la difficoltà che rilevo ad arrivare negli angoli dello schermo di questo

benedetto pc... neppure un team costituito da Mata Hari, Sherlock Holmes, tenente Colombo

e commissario Maigret  riuscirebbe nell impresa.  

le attese costellano la nostra quotidianità. possiamo rejettarle, come lo stormo fece con

Jonathan (e quì vi voglio, quanti di voi hanno letto questo meraviglioso libro, alzino la

mano... hmmm, vedo mani soltanto coetanee... male, avessi un figlio sarebbe il terzo libro

che gli farei leggere, apre la mente), ma la nostra esistenza sarebbe tempestata da una

infinita serie di drammi inutili.

o accettarle, renderle parte gioiosa della giornata. forse risulterò retorico, ripetitivo, ma

credo che affrontare le situazioni, di qualsiasi tipo esse siano, con un sorriso, le stesse

sarebbero decisamente più accettabili.

queste sono le piccolezze. le attese vere sono altre, ben altre.  

quelle di una ricerca medica pulita, priva di interessi lobbystici, politici, economici. perchè

anche noi meritiamo una speranza fondata, si chiami  Stamina oppure Vattelapesca, poco

importa. ma questa, più che una attesa, è una utopia.

e allora preghiamo il Signore per avere la Fede.

per attendere il nostro fato con serenità, con gioia. svegliarci ogni mattina ringraziando

qualcuno, lassù, ognuno il proprio.  

e se un giorno mi svegliassi con i miei piedoni dritti e non più incrociati come ora e se non

avessi questi spasmi muscolari del tipo "più duro di un baccalà" e se il mio pensiero

potesse uscire dalla bocca anzichè attraverso gli "occhi belli" e se finalmente mi svegliassi

circondato dal silenzio invece di questo ritmico stantuffo e se mi venisse naturale mettere i

piedi a terra e camminare verso il bagno per lavarmi i denti farmi una doccia e pensare al

da farsi quotidiano e se poi mi vestissi di sopra nella cabina armadio che non vedo da

cinque anni e scese le scale trovassi Aiste finalmente sorridente per non dover pianificare la

mia giornata ma la sua con la colazione pronta e uscendo per andare al lavoro dal mio

amico Andrea la baciassi sulla porta dicendole "ci vediamo stasera bebe" e se guidassi la

macchina che non guido da cinque anni e se...

mi sento molto Jack Kerouac, alias Simone Martini, scrivendo tanto senza punteggiatura...

vi sembra che stia chiedendo troppo a voler tornare un normale ?

quello che leggete sopra non è forse ciò che fate ogni mattina (a parte baciare Aiste, ovvio...)  ?  

in spagnolo, lingua che adoro, attendere si dice esperar. ma la medesima parola significa

anche sperare.

chissà perchè adoro este idioma..  

Nessun commento:

Posta un commento