martedì 8 ottobre 2013

il termine della Vita.

lo ammetto.  
il pretesto del computer malfunzionante, (che tanto pretesto non era, chiedere ad Aiste per conferma) nascondeva un disagio più profondo.  
la scomparsa di Stefano Borgonovo, unita all ultimo post su mio papà, hanno creato un malessere di difficile valutazione, almeno per il sottoscritto.
ho iniziato a fare elucubrazioni sul significato del termine della Vita  
a dire il vero, non mi ha mai preoccupato il pensiero. la vedevo come la naturale conclusione dell esistenza umana. punto.
anche quando l ho vista da vicino. a memoria ricordo tre episodi.
era il compleanno del Ciara. appuntamento: dal Frenk, naturalmente. soltanto che il ristorante, dato il cronico nomadismo del proprietario, si era trasferito alla Mottella, e la strada abituale era interrotta.
andai con un amico, ma con la mia mitica Mazda mx5, auto cabriolet, decisamente inadatta alla serata. diluvio universale era la definizione che calzava a pennello.
non avevo fame, così mi limitai a bere. a quel tempo ero ancora uno scarso bevitore, quasi astemio, si può dire (poi, conosciuto Simone, mi sono ampiamente rifatto).
risultato: completamente sbronzo, con una strada perfettamente sconosciuta che mi aspettava al varco.
ebbi un barlume di saggezza, dicendo al mio amico che forse era opportuno che tornasse con un altra persona. poi, il buio.  
la prima curva fu fatale. tirai dritto, Alonso sul rettilineo di partenza a Monza mi avrebbe fatto un baffo.    
finii in un fosso, con l invaso in cemento. sfondai completamente il tettuccio dalla parte del passeggero. se il mio amico Chicco fosse stato con me, sarebbe sicuramente lassù, adesso.  
io, neppure un graffio. fradicio, mi misi in strada (totalmente nell oscurità, rischiando l investimento).
il caso volle che passasse Barbara, mia ex che, scambiandomi per un "clochard", accelerò, vedendomi.
poi, colta da senso di benevolenza, fece retromarcia, riportandomi al ristorante.  
quello che fece il buon Mauro Cevolo a quel punto non si può raccontare, in quanto illegale... ma, se lo tenete per voi, ve lo dirò. ma shhhh, mi raccomando.  
chiamammo i vigili del fuoco, anzichè la polizia, che mi avrebbe sicuramente ritirato la patente. arrivarono con la gru, recapitando la mia auto direttamente in carrozzeria.

la seconda volta fu in aereo. da Miami a St.Thomas, isole Vergini Britanniche. un paradiso in terra.  
peccato che quell anno gli uragani avessero deciso di anticipare il loro cammino.
su St. Thomas si stava abbattendo Thelma, uragano forza 4.
da quanto sbattevano le ali del povero aeroplanino, direi con fondata certezza, che ci fosse pure Louise.
dopo svariati tentativi di atterraggio, il capitano ci comunicò che ci saremmo diretti su St. Croix, isola limitrofa.
gli applausi dei voli Itavia, gloriosa compagnia charter per pensionati italiani al battesimo del volo, faceva più baffo di Alonso all applauso che sorse spontaneo alla notizia data dal nostro comandante.    
ma la coda dell uragano resideva su St. Croix. non lo sapevamo noi ignari passeggeri, ma ne era a conoscenza l equipaggio.
lo capii dal viso terrorizzato della hostess, meglio se dico assistente di volo, altrimenti Sata mi fa un cazziatone.
seduta al mio fianco, al fondo dell aereo, nel centro del corridoio, credo fermamente che recitammo la stessa preghiera, nei minuti che, tra scossoni e vuoti d aria, ci separarono dalla Madre Terra.  

Caracas fu il teatro dell ultimo e più violento episodio.  
mi aspettava una lunga vacanza, 35 giorni che mi avrebbero portato alle isole incontaminate di Los Roques, poi in Colombia, nella capitale Bogotà e a Cartagena de las Indias, e infine a Cuzco, in Perù, per visitare il maestoso Machu Picchu, principale meta del mio viaggio.
ne ero sempre stato attratto, come luogo magico e spirituale allo stesso tempo. molto più del Vaticano, della Mecca, o del Taj Mahal.
arrivato a la Maiquetia, aeroporto di Caracas, in tenuta rigorosamente anonima (maglietta e pantalone militare), presi un taxi, rigorosamente nero ed uffciale, e gli diedi l indirizzo dell hotel, rigorosamente in centro città.
durante il tragitto, mi preoccupano i continui "ranchos", sorta di favelas brasiliane, ma ancor peggio...  
due dei cinque milioni di abitanti vivono quì. di sotterfugi, cattivi espedienti e delinquenza.
ma il mio hotel è in centro... l autista è al telefono, ma non faccio caso a quel che dice, e non mi preoccupo.
giunti a destinazione, scendo dal taxi, e mi appresto ad entrare nell hotel, quando sento una voce roca alle spalle. girandomi, mi ritrovo faccia a faccia con un ragazzo smilzo e nerboruto, quello che i romani chiamerebbero "er secco".
prima di poter dire "ba", o meglio "disculpe", mi ritrovo davanti al viso una pistola enorme. non ho più necessità di chiedere cosa volesse.  
il taxista, complice o meno, è, come me, pietrificato. decido all istante di assecondare il tipo, anche perchè noto il compare sul motorino.
mi dico che non vale la pena morire dopo due giorni che Cannavaro, CANNAVARO ha sollevato al cielo la Coppa del Mondo.
il ragazzo mi sfila l orologio di poco conto, ma anche la tracolla, con dentro... Tutto.
computer, telefonino, agenda dove, tra l altro, c erano annotati, uno per uno, tutti i numeri del telefonino, agenda elettronica, stesso programma del pc, numeri di telefono compresi, soldi, fortunatamente solo metà, metà li avevo lasciati nella tasca della valigia grande, portafoglio con carte di credito, patente e quant altro potesse servirmi Tanto durante il viaggio.
poi, il ragazzo mi passa dietro, ed è vero, la vita ti scorre davanti in un attimo, quando dietro a te hai una pistola in mano ad un ragazzo per il quale ammazzarti o meno è assolutamente identico.  
sono fatalista. ho sempre creduto nel Destino. non era la mia ora, evidentemente. punto. le teorie religiose od esoteriche le lascio agli altri.  
fortuna volle che, in aeroporto, dopo la dogana avessi messo il passaporto nel tascone laterale dei pantaloni, ed una carta di credito in tasca.potei così continuare il mio viaggio, pur con necessarie e forzatissime variazioni (Machu Picchu resta ancora da vedere, vorrà dire che ci andrò non appena guarito).

ho scherzato sulla realtà più seria della nostra vita.        
mi è sempre piaciuto farlo, e mescolare serio e faceto.
mi piacerebbe che anche voi smetteste di chiamarla morte, e cominciaste con un altro modo, identico, per significato, ma molto più dolce come pronuncia: il termine della Vita.
a me, se sono estremamente, consentitemi il termine, sfigato, restano dai tre ai cinque anni di Vita.
una enormità, se paragonati alle aspettative di un malato terminale di tumore.
vedete quanto sono fortunato ? vi piacerebbe sapere in anticipo quanto vi rimane da vivere ?
ma io non ci penso neanche a ragionare al peggio. io credo fermamente nella scienza. non nei miracoli. recentemente un amico titolare di un bar dal nome di una città lagunare, che non nominerò per questione di privacy, mi ha detto di un articolo secondo il quale un uomo italiano di 37 anni è guarito dalla "stronza" dopo una visita a Medjugorje. a costo di sembrare blasfemo, gli invidio soltanto gli anni..
io credo invece fermamente nelle cellule staminali, per esperienza personale che, come promesso a Laura, vi racconterò nel prossimo blog (per me, come per quel galantuomo di tuo marito, una promessa è debito).
 
mi fermo quì, sperando di non aver oltraggiato nessuno.e se l avessi fatto, mi scuso fin d ora. sono i miei pensieri, il mio modo di ragionare e di vivere.
questo sono io, Marco Sguaitzer, da cinque anni malato di S.L.A., ma, più che mai, per parafrasare i Simple Minds, "alive and kicking".



1 commento:

  1. Caro Marco. Dio può tutto, capisco sia difficile da crederlo nelle Tue condizioni. Dio è il capo della vita e della Morte. Mio figlio è nato 2 mesi e 1 giorno addietro, quando è uscito dalla pancia di sua mamma era privo di vita.
    4 lunghissimi minuti di panico. Non respirava e nessuno dei suoi piccoli organi funzionava. Chiaro era morto.
    Dio lo ha resuscitato, sta bene mangia e fa' i capricci come tutti i bimbi. da 3,770 kg quando è nato è oltre i 5,300 kg di oggi. Io posso dire DIO ESISTE. Io credo nei miracoli. non posso dirti che Dio opererà un miracolo nella tua vita ma io posso pregare per la tua vita. Che tu possa essere salvato e che possa andare in cielo con Gesù nel giorno del giudizio universale. Dio ti benedica. La pace del Signore. Alberto Portioli

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