sabato 3 agosto 2013

il Servizio Militare.

il Servizio  Militare.

come tutti i bravi ometti, tanto tempo fa (mamma mia, quanto !) ho prestato giuramento a questo stato (allora c era uno stato che ti proteggeva e politici di cui avere fiducia, ma questo, purtroppo, non c entra...).  
non avendo mai sopportato le armi, ho fatto quello che allora si chiamava, con malcelato sapore di pomposità Istituzionale, Obiettore di Coscenza.
ora, la mia coscenza non aveva proprio nulla da obiettare, ma forse feci bene ad essere obiettivo, poichè mi assegnarono al servizio nazionale dei Vigili del Fuoco.
era l anno 1982. l italia aveva appena vinto il campionato del mondo di calcio, in Spagna, e io mi trovavo a Plovdiv, in Bulgaria, in uno stand della fiera internazionale cui, ogni anno, la ditta di mio padre partecipava.
seppi la notizia da mio padre stesso... "ti è arrivata la cartolina", mi disse. punto. (papà non era di molte parole).
avevo da poco conosciuto una ragazza, di Roma, (grazie, Claudio e Luca "nember", per avermela presentata).
ci eravamo appena messi insieme, al momento dell arrivo della "cartolina". luogo del "car" (periodo di addestramento di 3 mesi): Roma Capannelle.
mi sono sempre considerato una persona fortunata, e quella circostanza non fece altro che confermarmelo.
arrivai a Roma qualche giorno prima della data di chiamata. mi sistemai nell appartamento di Laura, e con lei facemmo i turisti per qualche giorno. debbo dirvi quanto Roma sia "maggica"? credo lo sappiate ggià.
erano i primi giorni di novembre quando andai per la chiamata in caserma. ricordo questo ammasso di giovani. di ogni estrazione e provenienza. ero iscritto ancora all università e questo mi consentì di essere considerato più "affidabile" di tanti altri, visto che mi chiesero se avessi voluto essere "furiere", che altro non significava se non essere piazzati in ufficio per decidere cosa avrebbero fatto gli altri ragazzi del mio plotone.
morale: non feci un solo servizio, non andai ogni mattina in cortile per gli esercizi quotidiani e, soprattutto, il tempo libero mi consentì di cominciare e finire quello stupendo romanzo dal titolo "cent anni di solitudine" di quel genio che corrisponde al nome di Gabriel Garcia Màrquez, che, tanti anni dopo, avrei avuto l onore di conoscere a Bogotà, Colombia.
i tre mesi finirono in un battibaleno e di lì a poco sarei dovuto tornare a Mantova per i restanti nove mesi di servizio. chi mi conosce bene, può dire dove vivevo a quel tempo. dalla mia camera da letto vedevo come fosse il mio cortile quello della caserma dei Vigili del Fuoco di città.  
quindi tornai e, ogni giorno, gridai "mamma butta la pasta che arrivo" dal cortile della caserma, direte voi.        troppo semplice, rispondo io.
grazie al padre di Laura, mossi mari e monti per rimanere a Roma. e vi riuscii.
considerazione: in quel periodo ci fu il terribile terremoto dell Irpinia, che significò tanti Vigili sul posto ad aiutare le povere popolazioni campane.  
nel mio corso, al car, c erano più di duemila romani per millecinquecento posti in città.
in questo momento ho realizzato la vera causa della mia malattia: i "cancheri" tiratimi dal romano che andò in Irpinia a causa di un raccomandato mantovano che rimase nella SUA città.    
ma, se possibile, ne valse la pena. trascorsi nove mesi stupendi, nella città più bella al mondo, facendo l autista di mattina e il turista il tempo restante.        
una ultima considerazione. il servizio nei "pompieri" mi ha consentito di avere il privilegio di conoscere una persona davvero speciale.
non ho potuto partecipare al tuo funerale, ma sai che comunque ero lì.
riposa in Pace, Gabriele.

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